Il linguaggio corretto


“Hai sentito il Festival di Sanremo?”
“Tocca qua”
“”Hai mai sentito questo film?”

 

Ma che linguaggio è?
Ma tu davvero usi questi termini quando ti rivolgi al tuo compagno di banco o al tuo collega di lavoro?
Ah, no? E allora perché dovresti farlo con una persona che non ci vede?

 

 

Cambi modo di parlare con chiunque?

“Ma se tu non vedi, non posso chiederti se hai visto un film, che figura ci faccio?”
Ahahahah, è questa la tua preoccupazione?

 

Ok, allora davanti a un vegetariano / vegano eliminiamo la parola carne. Anzi, no, è troppo riduttivo… non mangiamo proprio una bella fetta di mortadella in un panino caldo appena sfornato, e che figura ci facciamo?

 

E se siamo in compagnia di una persona calva, mettiamoci un cappello che copra bene tutti i nosttri capelli, specialmente se abbiamo appena fatto la tinta, e che figura ci facciamo?

 

E se usciamo con una persona in sedia a rotelle, anche noi dobbiamo prendere la rampa come lui, anziché fare le scale, e che figura ci facciamo?

 

E se siamo in compagnia di una persona che non vede o che fa fatica a vedere, evitiamo il verbo vedere, evitiamo i colori, evitiamo la prospettiva, evitiamo di fare foto…

Ma sì, bendati anche tu, fai prima!

Ok cari lettori, adesso ho ironizzato forse con troppo sarcasmo, poco tatto ecc., ma come al solito, sono questi gli esempi che rendono l’idea: quelli pungenti e diretti, come dico sempre.

 

 

Il linguaggio è importante, ma fino a un certo punto

Ovviamente, il linguaggio è importante. Ma come in tutte le cose, ci vuole criterio, altrimenti si rischia di sfociare in idiozie pure come è successo in Inghilterra dove le parole >brutto e grasso sono state censurate dai libri di Roald Dahl.
Ah scusate, idiozia è una parola offensiva, eliminiamola subito!

Nota: la parola “idiozia” è barrata, per indicare l’errore

Fidatevi amici, una persona che non ci vede non si offende minimamente perché usate il verbo vedere.
Anzi, se è come me, comincia a grufolare come un cinghiale se iniziate tutte le volte a cercare verbi alternativi e se dite frasi strane come “Hai sentito il film?”.
I film si guardano, hanno le immagini o no?

 

A maggior ragione, il film è nato col cinema muto, volete farmi credere che nel 1895 nessuna persona non vedente andava al cinematografo perché non potevano nemmeno domandargli “Hai sentito il film “La sortie des usines Lumière”?”, visto che non c’era il sonoro?

Però sarebbe una bella domanda da fare a Barbero, chissà se lui lo sa!

 

 

Perché non bisogna cambiare il linguaggio di tutti i giorni

Avete mai pensato che dal momento che cambiate linguaggio, in realtà state enfatizzando?

 

Pensate al microlinguaggio: se usate parole come Idrogenofosfato di calcio che non ho la minima idea di che razza di diavoleria sia, comunque tanto mi basta per capire che siete tipo Dexter nel suo laboratorio che si mette a fare intrugli strani e fate esplodere la città….

 

Se mi sparate Gassa d’amante io penso che stiate facendo le corna al vostro partner, invece avete solo dimostrato che siete un marinaio esperto e sapete distinguere i vari nodi.

 

Insomma, chiaro il concetto no? Se volete fare buona impressione e dire indirettamente se siete ferrati su un dato argomento, allora usate i paroloni tipici della disciplina.

 

Con chi non ci vede il concetto è il medesimo: se cominciate a cambiare linguaggio, vuol dire che state sottolineando ciò a cui vi riferite, ossia state perennemente enfatizzando il fatto che la persona è non vedente.
Ma è proprio necessario continuare a mettere i puntini sulla disabilità di qualcuno?

 

Se avete un brufolo sotto l’occhio, vi farebbe piacere che qualcuno continuasse a puntualizzare a ogni frase che dice? O peggio, a farlo risaltare in qualche modo nel modo in cui parla?
Credo proprio di no.
Allora, perché si dovrebbe fare, nel caso specifico, con una persona che non vede?

 

Ovviamente poi il concetto va esteso a tutte le altre tipologie di disabilità, chiaro.
Ma non solo a quella che viene definita disabilità, a tutte quelle situazioni per cui c’è una diversità evidente: alla pelle scura o a quella cadaverica, a chi è strabico, a chi ha paura di volare, a chi non sa andare in bicicletta… a tutte le situazione che vi vengono in mente.

 

Non siamo tutti uguali, e menomale!
Altrimenti sapete che noia?
E qual è, alla fine, il bello delll’essere diversi? Che ciascuno di noi, in base alle proprie dificoltà e all’ambiente in cui vive, sviluppa strategie e capacità per andare avanti e crescere.

 

 

Le parole giuste da usare

Quindi, alla fine, qual è il linguaggio corretto?
Quello che usate quotidianamente, con una qualsiasi persona.
Senza sottolineare, senza enfatizzare, senza fare riferimenti.

 

Siete al ristorante, dove il menù in Braille non c’è? Bene, tranquillamente si esordisce leggendo il menù ad alta voce per tutti (che spesso fa anche comodo).

 

Siete davanti a un’opera d’arte? Descrivetela, anche facendo riferimenti ai colore e alla luce, che c’è di male?

 

Vi scappa un “Guarda laggiù!”? Vi fate una bella risata insieme!
Sapete quante volte è successo a me, e quante risate mi sono fatto?

 

Che poi alla fine è questo il bello: vedere la spontaneità dei tuoi amici che non cambiano il loro linguaggio, perché dal momento che non modificate niente di quello che siete e delle vostre abitudini, vuol dire che con quella persona ci state bene e non la vedete come diversa da voi.

Il linguaggio corretto

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