Dovessimo parlare di tutta la storia secolare del Codice Braille potremmo star qui a spendere giorni e giorni e scrivere una marea di pagine, quindi non lo farò. Tra l’altro ci ha già pensato la famosa enciclopedia libera Wikipedia alla quale vi rimando.
Leggete questa pagina per capire cosa ha portato il grande genio di Louis ha trovare questo metodo per farci leggere e scrivere e compiere il primo passo verso la reintegrazione sociale, e Il Braille se volete due nozioni di base su questo tipo di scrittura.
Nel caso non vogliate star qui a leggere intere pagine sulla storia di un uomo…
un uomo?
Ma che dico un uomo, un genio! Anzi, un GENIO! 😍 Grazie Louis! 💘🥰
Dicevo… Se non volete leggere intere pagine sulla storia di un ❤GENIO❤ vissuto nel XIX secolo, potete leggere questo articolo che vi spiegherà come funziona il Braille.
A proposito, come già si vede dal titolo, il Braille è un codice, un alfabeto, non un linguaggio. Il linguaggio è una proprietà della lingua, e la lingua può essere italiana, francese, inglese, swahili e tutto quello che volete. Anche perché il Braille è distinto nelle lingue, quindi esiste il Braille italiano, il Braille americano, quello giapponese (io suppongo, in realtà non l’ho mai scoperto, ma vorrei tanto saperlo!), e ciascuno presenta delle piccole differenze di disposizione dei puntini.
Quindi, qui parleremo del Braille che conosco io, cioè quello italiano.
La cella Braille
Allora, il GENIO ha inventato il codice che prende il suo nome convenzionalmente nel 1824, ideandolo come una serie di 6 puntini disposti in un rettangolo di 3 righe per 2 colonne. Pertanto, detta un po’ grossolanamente, abbiamo tre puntini a sinistra (uno in alto, uno al centro e uno in basso) e specularmente tre puntini sulla destra, in questo modo.
Ogni posizione è contrassegnata da un numero da 1 a 6: il punto in alto a sinistra si identifica con il punto 1, quello subito sotto (in mezzo a sinistra) è il punto 2, quello ancora sotto (in basso a sinistra) è il punto 3. Analogamente, nella colonna di destra, dall’alto verso il basso ci sono i punti 4, 5 e 6. Il rettangolo così formato viene chiamato cella o celletta Braille.
- PUNTO 1 –a
- PUNTO 2 –,
- PUNTO 3 –.
- PUNTO 4 –“
- PUNTO 5 –!
- PUNTO 6 –‘
Ora, se nella scrittura in nero (quella usata da chi ci vede, quella con la penna / matita / stilografica / penna d’oca, per intenderci), ogni carattere è formato da un determinato numero di linee dritte o curve messe in una certa posizione, anche nel sistema Braille ciascun simbolo viene identificato da un certo numero di punti e dalla loro disposizione all’interno della celletta.
Per esempio, se in una cella Braille trovo soltanto il punto 1 allora quel carattere sarà una “a” minuscola
Se, invece, trovo sia il punto 1 che il punto 2
allora si tratta di una “b” minuscola, i punti 1 e 4 corrispondono alla “c” piccola e così via.
Tuttavia 6 punti vuol dire 2^6 = 64 combinazioni diverse, pochissime per supportare le centinaia di simboli esistenti, già nel XIX secolo.
(E poi… Louis era francese… sapete che in francese esistono l’accento grave, quello acuto e pure quello circonflesso? 🤔)
Le maiuscole
Quindi, primo problema con soli 64 caratteri a disposizione…
E tre accenti diversi. E la punteggiatura. E i simboli matematici. E le note mus…
Oh insomma, fammi andare avanti, che qua i lettori si annoiano!
Primo problema. Come fare la maiuscola?
Utilizziamo la solita lettera, ma prima di questa mettiamo un simbolo convenzionale che ci dice “Guarda che il carattere dopo è una lettera maiuscola”, i punti 4 e 6.
Vediamo se avete capito e se ve lo siete immaginato correttamente.
a ->
A ->
Se una parola è tutta grande, si antepone il segno di maiuscola due volte
AHAHAH ->
Ditemi, con quali punti si fa la “h”? 😜
Bravi! 👏👏👏
I numeri
Applichiamo lo stesso concetto anche per i numeri: inventiamo un simbolo che ci dica che il carattere dopo non è una lettera ma un numero.
“E come troviamo la corrispondenza lettera-numero?”
Iniziamo a contare dalla prima lettera dell’alfabeto, quindi associamo la “a” al numero 1; la “b” al numero 2 e via così fino alla “j”, che sarà lo zero.
E anteponiamo un altro simbolo convenzionale, il segnanumero, che ci indicherà che il carattere seguente non è una lettera, ma un numero: punti 3, 4, 5, 6
.
1 ->
2 ->
Quindi, che numero è la “h” di prima?
Se un numero ha più cifre non si mette ogni volta il segnanumero davanti, e non se ne mettono nemmeno due. Si mette una volta sola e tutto quello che c’è dopo (chiaramente, se sono caratteri che vanno dalla a alla j) è un unico numero.
111 ->
Altri problemi
Be’, be’… in tutto questo non vi ho ancora parlato della punteggiatura.
Ovviamente, c’è anche quella. Ma poi ricordatevi che il Braille è multilingua, e i caratteri che esistono in una lingua non esistono per un’altra e viceversa.
Abbiamo già fatto l’esempio degli accenti, ma se ci pensate ai tre del francese ci sono anche quelli tedeschi, che hanno tutti questi suoni “iu” e “eo”, che sarebbero le dieresi “ü”, “ö” e “ä”, poi ci sono gli spagnoli con la loro “ñ” e i punti interrogativi ed esclamativi inversi “¿” “¡”. E vogliamo parlare degli scandinavi con le loro vocali barrate (ø)?
Poi ci si mettono anche la matematica e la musica! 😓
Insomma, capite bene che è inevitabile che lo stesso simbolo, in contesti differenti, assuma almeno tre diversi significati.
Per farvi un solo esempio, i punti 1, 3, 4, 5, 6
corrispondono alla “y” per i caratteri, ma in matematica è una parentesi graffa chiusa (}), e in musica un DO da 4 quarti oppure un DO semibiscroma.
E questo ai tempi del caro Louis.
Poi nel XX secolo è arrivata l’informatica… 💥💥💥
Ah, non bastavano già le ambiguità del caso, ora ci si mette pure l’informatica con quei caratteri strani a cui bisogna comunque dare un corrispettivo in Braille: la @, il # e chissà quali altre diavolerie!
Basta! Bisogna assolutamente trovare una soluzione!
E la soluzione è semplicissima!
Braille a 8 punti
Aggiungiamo altri due puntini! 🙌
Un’altra riga così da “allungare” la celletta ed ottenere un rettangolo di 4 righe per 2 colonne per un totale di 2^8 = 256 combinazioni! ✌
YEEEEEAAAAAAHHHHHH, quante possibilità!
Ma per non stravolgere l’enumerazione perdurata per più di 150 anni si è deciso di mantenerla, e i due punti aggiuntivi in fondo sono a sinistra il 7 e a destra l’8.
La nuova celletta ha quindi sulla sinistra i punti, dall’alto verso il basso, 1, 2, 3, 7
e a destra 4, 5, 6, 8.
Il Braille a 8 punti differisce di pochissimo rispetto a quello a 6, non è difficile impararlo una volta che si sanno le basi.
Cambiano alcuni segni di punteggiatura e il numeri e le maiuscole, che ora non vengono più scritti con i corrispettivi segni anteposti.
La maiuscola si indica semplicemente inserendo il punto più in basso a sinistra alla lettera di base.
Ergo, per la “A” – che ormai sapete essere solo il punto 1 -, assoceremo anche il punto 7.
A ->
AHAHAH ->
E per i numeri, sempre dal carattere di base, si aggiunge il punto 6
1 ->
2 ->
8 ->
eccezion fatta per lo zero, che non segue questa regola.
Difatti, prendendo la “j” e aggiungendo il punto 6 si scriverebbe una “w”.
Il codice Braille è standard
Forse qualcuno di voi si sta domandando se i caratteri Braille possano essere scritti in diversi stili come il Grassetto o il Corsivo, o se possano avere diverse dimensioni.
La risposta è no. Il Braille è uno e unico e possiede dimensioni ben specifiche (che al massimo variano di poche unità di decimillimetri, una differenza che forse si fa fatica anche a vedere a occhio nudo.
Il punto Braille ha un diametro di 0,95 mm, un’altezza variabile tra i 0,4 e i 0,9 mm e la distanza tra un punto e l’altro è di 1,5 mm.
Invece tra una cella e l’altra lo spazio è di 2 mm.
Questo per il semplice motivo che, idealmente, bisognerebbe identificare il carattere quasi istantaneamente solo sfiorandolo, e queste sono le dimensioni minime per riuscire a discriminare i puntini in rilievo sufficientemente velocemente per ottenere una buona fluidità di lettura.
Se i punti fossero più piccoli si faticherebbe a distinguerli, mentre se fossero più grandi non si avrebbe un riconoscimento istantaneo, banalmente perché tutta la lettera sotto un singolo polpastrello non ci starebbe.
Piccola curiosità
Concludo con una curiosità: le lettere dalla “a” alla “j” occupano il quadratino alto della celletta Braille, ovvero i punti 1, 2, 4 e 5. Le 10 lettere successive (dalla “k” alla “t”) ripetono la disposizione dei punti delle lettere di base + il punto 3.
Per capirci
a –
-> k –
b –
-> l –
Stesso concetto vale per le lettere dalla “u” alla “z”, ma stavolta si aggiungono i punti 3 e 6 al carattere base.
a –
-> u –
b –
-> v –
Fa eccezione sempre la “w”
.
“Come mai Louis ha fatto questo errore? Anche i geni sbagliano, hai visto?”
No no cari miei, Louis non ha sbagliato per niente. In francese la “w” non esiste, quindi non l’aveva prevista 😉
Questo è un po’ il riassunto di come funziona il Braille.
Ci sarebbero tante altre cose da dire, il Braille scientifico e quello musicale, ad esempio, meritano sicuramente degli articoli a parte, così come la sua lettura e scrittura tramite Dattilo Braille e Display Braille.
Ti invito a leggerli! 😁